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COMPITI A CASA: CHE DISASTRO!

Uno dei tanti problemi che i genitori riportano rispetto all’educazione dei figli è il momento dei compiti a casa: “Fa i capricci!”, “continua ad alzarsi!”, “risponde male”, “si distrae in continuazione e ogni scusa è buona per alzarsi!” etc. etc.

Prima di darvi qualche suggerimento è utile accertarsi che il bambino non abbia delle sue difficoltà specifiche negli apprendimenti e/o altre problematiche o sia in una fase di ribellione nei confronti del genitore. In quest’ultimo caso sarà necessario capire insieme all’aiuto di uno specialista se occorra un supporto psicologico per elaborare la rabbia o in generale le emozioni legate all’opposizione nei confronti del genitore e temporaneamente sospendere l’aiuto nei compiti.

In queste circostanze suggerisco sempre, se c’è la possibilità, di avere una persona esterna che possa aiutare il figlio, in uno spazio totalmente neutro e privo di emozioni contrastanti.


Dunque, escluso le situazioni delineate sopra, vediamo di seguito i prerequisiti per poter procedere al meglio:

  • Innanzitutto occorre avere uno spazio tranquillo, privo di rumori e un tavolo su cui non ci siano fonti di distrazione

  • Predisporre il materiale che occorre sulla scrivania (astuccio e libri necessari) ed eventualmente acqua nel caso la scusa fosse alle volte “ho sete”

  • Dire al bambino di andare in bagno prima di iniziare gli esercizi


A questo punto occorre insieme al bambino stabilire le materie da cui iniziare e il tempo che occorrerà per svolgere tutti i compiti. Renderlo consapevole dei suoi tempi è molto importante per far si che gradualmente diventi autonomo.

Dargli strategie di decisione (come iniziare dal compito più difficile e da memorizzare) è altrettanto importante. Se ha degli evidenti limiti di attenzione proporre, solo quando necessario, delle pause brevi e non impegnative (non può per esempio giocare o guardare un cartone animato, mentre può ascoltare una canzone o sdraiarsi per qualche minuto sul letto!). Si può usare un timer o una clessidra, in modo che lui stesso capisca quando è il momento di riprendere l’attività.

Altresì è importante attivare la sua attenzione poco prima del compito con esercizi di “attivazione” (un es. può essere l’uso delle carte del gioco dell’uno girate velocemente dal genitore. Il bambino dovrà ripetere più in fretta che può e senza sbagliare i numeri che vede, in un secondo giro dovrà invece denominare i colori; questo è uno degli esercizi base del training cognitivo-integrato).

Se durante il compito si lamenta, urla dicendo che non ha voglia, si alza etc. usare la tecnica del “rispecchiamento” che consiste nel far capire al figlio che si sono comprese tutte le sue emozioni come rabbia, noia, fatica e frustrazione, ma che occorre accettarle e superarle. Occorre quindi convalidare sempre le emozioni del figlio e comunicare che magari anche noi, genitori, provavamo le stesse sensazioni quando dovevamo studiare! In ogni caso è bene sottolineare sempre che ognuno ha i suoi doveri, per i grandi è il lavoro e per i bambini lo studio!

Un altro aspetto importante è rinforzarlo con elogi quando si è impegnato nell’esercizio e ha cercato di svolgerlo nel miglior modo possibile, non sgridarlo se ha sbagliato. Va valutato sempre l’impegno e non il risultato.

Infine se tutto è andato per il verso giusto, dargli un bel premio! Il rinforzo è sempre una buona strategia se usata in modo efficace!

Per le situazioni più complesse spesso insegno ai genitori l’uso della token economy che è una tecnica per rinforzare il bambino quando adotta un comportamento adeguato.


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